Patouè
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Il termine 'patouè' si riferisce all'accento e al mix irresistibile tra italiano scarso e francese incerto che adottano i valdostani nel parlare.
"Hai sentito come parla Roberto? Sembra un libro di patouè ambulante: bene-bon, pane-pain, insomma un truzz-cozZ a discapito!"
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Termine usato per descrivere un valdostano doc, che parla il dialetto locale e conosce ogni angolo della sua città.
"È inutile cercare di trovare una scorciatoia fino alla funivia, chiedi a un patoué che ti porta dritto dove vuoi!"
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Modo di chiamare il dialetto francoprovenzale della Valle d'Aosta, spesso usato per prendere in giro chi lo parla con molta enfasi.
"Ehi, Marco! Non fare tanto il patoué davanti ai turisti che poi si confondono e pensano di essere a Parigi!"
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Termine affettuoso per descrivere qualcuno che parla un dialetto strettissimo, al punto da sembrare una lingua aliena.
"Ma che ha detto tuo nonno? Boh, l'ha sparata troppo in patouè, sembrava stesse cercando di violare la privacy di Marte!"
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Termine affettuoso in dialetto valdostano per chiamare un amico o una persona a cui si tiene, derivato dal termine patois.
"Senti Patouè, stasera si va a fare una passeggiata sotto le stelle, portati la birra!"
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Termine usato per indicare una persona che la racconta sempre facile, ma in realtà non ha mai fatto nulla.
"Ma certo che Jean è un gran patouè, dice di aver scalato il Cervino e l'unica salita che fa è quella verso il bar!"
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Nel dialetto valdostano, un 'patoué' è un chiacchierone che non sta mai zitto e racconta sempre storie al limite della realtà.
"Pierino è proprio un patoué, quando ha iniziato a raccontare di quella volta che ha scalato il Monte Bianco in due ore dopo una fonduta!"
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Modo affettuoso per chiamare un amico stretto, giocando sulla somiglianza con il francese 'patois', il dialetto locale.
"Ma guarda 'sto Patoué che arriva sempre in ritardo come al solito!"
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Termine usato per descrivere chi parla il dialetto valdostano stretto, spesso incomprensibile ai non locali.
"Ho provato a chiacchierare con Gigi, ma sembrava di ascoltare un'altra lingua. Quel patoué lo capisce solo Giove Pluvio!"
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Termine usato in Valle d'Aosta per descrivere quel sentimento di nostalgia che ti fa sognare la polenta e la fontina di nonna.
"Mi sono trasferito da anni, ma quando sento il profumo della fontina, mi prende un patoué incredibile!"
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Modo affettuosamente sarcastico di chiamare qualcuno che cerca di sembrare raffinato ma finisce per essere goffo.
"Guarda quel Patoué al ristorante chic, ha appena usato il cucchiaio per tagliare la bistecca!"
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Termine affettuoso e ironico per descrivere chi ha la testa tra le nuvole, come un alpinista perso nei suoi pensieri sulle cime valdostane.
"Oh Luca, smettila di fare il patoué in classe e concentrati sulla lezione, che sembri proprio in cima al Monte Bianco!"